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Archives de Tag: Maroni

Permesso di soggiorno a punti: come strumentalizzare le necessità

08 lundi Fév 2010

Posted by Umoja in Diritti, Immigrazione

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Alessandra Sciurba, immigrati, lega, Maroni, permesso di soggiorno a punti, razzismo

meltingpot.org
È ormai trascorso più di un anno da quando, con amara ironia, pubblicavamo un articolo intitolato: “Permesso di soggiorno a punti: proposte leghiste per un razzismo creativo”. Avevamo sperato che almeno questa parte del pacchetto sicurezza entrato in vigore nel 2009 fosse stata dimenticata.
Invece no, la Lega non si concede distrazioni quando si tratta di rendere difficoltosa l’esistenza di chi non è italiano di origine, e di alimentare l’aria di apartheid che tira ormai da anni in questo paese. C’era da aspettarsi, effettivamente, che questo Governo, a corto di idee e di capacità di impegnarsi rispetto ai problemi reali di un paese in grande difficoltà economica e sociale, rispolverasse e rendesse attuative queste disposizioni a poche settimane dai fatti di Rosarno e mentre in tutta Italia fervono i preparativi per il primo marzo, “Un giorno senza di noi”.
In cosa consisterà la nuova corsa a ostacoli che si abbatterà sui cittadini di origine straniera verrà definito nei dettagli quando il Consiglio dei Ministri voterà il testo presentato da Maroni e Sacconi, ma i principi ispiratori e i nodi principali sono già stati fissati con sufficiente chiarezza.
Dopo due anni dal suo ingresso in Italia, il cittadino di origine straniere dovrà dare prova della sua avvenuta “intergrazione” attraverso un esame di lingua, una prova di educazione civica (conoscenza della costituzione), la dimostrazione della regolare iscrizione dei figli a scuola, l’esposizione di una fedina penale pulita e persino la mancanza di reati amministrativi particolarmente gravi.
Rispetto alla lingua nazionale è alquanto surreale che proprio il partito che fonda le sue radici sulla teoria della secessione dall’Italia ne faccia requisito primo di permanenza sul territorio. Sarebbe interessante verificare quanti degli elettori della Lega Nord utilizzano abitualmente la lingua italiana al livello A2 proposto come parametro dal decreto, invece che il dialetto stretto delle loro Regioni.
Per quanto riguarda la conoscenza della Costituzione non occorre nemmeno ricordare quanto poco essa venga insegnata nelle scuole e conosciuta dai cittadini perché basta riguardare in rete una recente puntata de “Le Iene” nella quale nessuno dei Senatori e Deputati intervistati (con criterio bipartisan) aveva la più pallida idea di quali fossero i contenuti dei primi tre articoli della Legge fondamentale dello Stato italiano. E cosa dire dei carichi pendenti della maggior parte degli uomini di potere di questo paese?
Gli stranieri, insomma, dovrebbero adeguarsi a un modello di cittadino italiano che non esiste, dovrebbero diventare “più italiani degli italiani”, e dimostrare così la loro sincera voglia di sottomettersi alle regole imposte (solo a loro) dalla società in cui si sono ritrovati a vivere. Non bastava accettare la dequalificazione lavorativa e lo sfruttamento, restare quasi sempre in silenzio rispetto agli insulti e alle violenze, accettare l’esclusione dalla maggior parte dei diritti previsti per i vicini di casa o i colleghi italiani.
Certamente, però, non dovranno farlo a lor spese, aggiungono i Ministri che hanno già tutto predisposto: sarà lo Stato, ad esempio, a pagare i corsi di lingua. Non si sa con quali risorse. Basta fare un giro tra le stanze delle scuole di italiano tenute in piedi in tutta Italia da volontari, spesso all’interno di Centro sociali o comunità cattoliche, per capire come da anni siano questi luoghi a supplire alla mancanza totale di una voce di welfare per i migranti, a fronte di una spesa per le politiche repressive attuate nei loro confronti che viene costantemente incrementata. Sarebbe una novità, quindi, se per una volta dei soldi italiani venissero stanziati per fornire dei servizi a queste persone che nella stragrande maggioranza dei casi pagano contributi e tasse che permettono al nostro Pil di non affondare, senza mai vedersi tornare indietro il minimo vantaggio legittimo (per i migranti ad esempio, non è prevista alcuna forma di pensionamento, indipendentemente da quanti anni abbiano lavorato sul territorio italiano).
Fa rabbia, però, che la prima dichiarazione di intenti rispetto alla costruzione di un welfare che operi in questo senso parta da proposte mosse solo dalla voglia di escludere, invece che di includere o anche soltanto, per usare una parola sempre più ambigua, di “integrare”.
Necessità reali, come ad esempio quella che le madri straniere di bambini nati in Italia riescano a comunicare con i maestri di scuola o con i pediatri, vengono così strumentalizzate per lanciare l’ennesimo messaggio razzista e di “messa alla prova”, la cui volontà di base è evidentemente quella di trovare sempre nuovi modi per accentuare una separazione della popolazione necessaria, oggi più che mai, alla gestione del potere.

Alessandra Sciurba
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Renzo Bossi, il ladrone da 12mila euro al mese

14 lundi Sep 2009

Posted by Umoja in Riflettiamo

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Bossi, lega, lega nord, Maroni, nord, padania, renzo bossi, roma ladrona, umberto

BossiFiglio

La notizia non è fresca ma è passata a mio avviso troppo inosservata.

Il carissimo Europarlamentare della Lega Nord Francesco Speroni, che da sempre spinge, per ottenere consenso elettorale, su tattiche demagogiche come sbraitare contro le pratiche nepotiste di Roma ladrona, ha scelto un nuovo “assistente accreditato al Parlamento europeo”.

Provate ad indovinare chi è il fortunato… dai che la risposta è semplice: ovviamente il figlio del Boss. Renzo Bossi.

E così un ragazzino senza alcun merito se non quello di essersi fatto bocciare per ben tre volte alla maturità, si ritrova a fare il portaborse in Europa alla faccia di tutti i precari laureati d’Italia.

Ma la parte più scioccante arriva adesso. Sedetevi e prendete un bel respiro perché quello che state per leggere vi farà incazzare come bestie.

Pare che il signorino “Schiavi di Roma Mai” guadagni ben DODICIMILA (12000) euro mensili. Una cifra decisamente spropositata per un somaro. Evviva l’Italia… o in questo caso forse è meglio dire: Evviva la Padania!

In vigore dall’8 agosto la legge in materia di sicurezza pubblica

29 mercredi Juil 2009

Posted by Umoja in Immigrazione

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immigrati, Maroni, pacchetto sicurezza, rispingimenti

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 5 luglio 2009 n 94

Pubblicata la legge contenente le restrizioni della condizione giuridica degli stranieri. In vigore dall’8 agosto 2009.

La legge 15 luglio 2009, n. 94, recante ’Disposizioni in materia di sicurezza pubblica’ è stata pubblicata sul supplemento della Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2009.

- [ Scarica ] il testo della legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale

- Leggi il commento alle disposizioni riguardanti i cittadini stranieri

meltingpot.org

Sanzioni internazionali per gli abusi contro i migranti

29 mercredi Juil 2009

Posted by Umoja in Immigrazione

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clandestini, immigrati, lega, Maroni, pacchetto sicurezza, rispingimenti

Le conseguenze dei respingimenti

L’ esternalizzazione dei controlli di frontiera, la chiusura di tutte le vie di accesso per i potenziali richiedenti asilo e le feroci retate di polizia nei paesi di transito, come la Libia e la Grecia, sempre più una vera e propria caccia all’uomo su commissione dei governi europei, stanno aggravando gli effetti devastanti delle politiche proibizioniste adottate da tutti i paesi europei nei confronti dei migranti in fuga dalle guerre, dai conflitti interni e dalla devastazione economica ed ambientale dei loro paesi.
Il 22 luglio è stato sottoscritto un ulteriore accordo bilaterale tra Italia e Algeria, con la partecipazione del capo della polizia Manganelli, secondo il quale si intende “raggiungere l’obiettivo di rafforzare l’azione di contrasto all’emigrazione clandestina nella tratta di essere umani attraverso il potenziamento della collaborazione bilaterale”. Sono già diverse centinaia i migranti respinti sommariamente in Algeria dopo essere stati salvati dalle autorità italiane.
Se in Sicilia ed a Lampedusa gli “sbarchi” sono drasticamente diminuiti, a partire dal 15 maggio, data di inizio dei pattugliamenti congiunti italo libici, sono oltre mille e cento i migranti, compresi donne e minori, respinti verso la Libia dopo essere stati salvati dalle unità militari italiane anche a poche miglia da Lampedusa(vedi http://www.fortresseurope.blogspot.com). Qui tutte le responsabilità competono alle unita militari italiane ed alla catena di comando che fa capo al ministero dell’interno a Roma.
Proprio sulla base di accordi bilaterali, alle frontiere marittime dell’area Schengen, nei porti dell’Adriatico, in Sicilia, persino in acque internazionali, proseguono i respingimenti collettivi, vietati dal Protocollo n.4 allegato alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, verso paesi che praticano ai danni dei migranti “trattamenti inumani e degradanti” vietati dalla stessa Convenzione.

La Libia non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, e con i fondi generosamente elargiti dall’Italia e dall’Unione Europea deporta sistematicamente migliaia di migranti verso paesi governati da dittature che, dopo i rimpatri, praticano torture ed arresti arbitrari. Gheddafi sostiene apertamente la dittatura eritrea e Bashir, despota sudanese, responsabile del genocidio in Darfur, condannato dal Tribunale penale internazionale, ma grande amico del colonnello libico, che non perde occasione per dargli copertura e per attaccare lo stesso Tribunale penale internazionale. Ma su tutto questo gli amici italiani di Gheddafi preferiscono tacere, durante gli incontri ormai periodici, ed anche quando lo scomodo ospite ha fatto rientro in patria. Troppo grandi evidentemente gli interessi commerciali dell’Italia nei rapporti con la Libia, per addossare a quel paese una sia pur lieve censura per le violenze inflitte ai migranti.
Nessuno ricorda più che quando il Parlamento approvò nel febbraio di questo anno, con l’appoggio dell’opposizione, la ratifica del Trattato di amicizia italo-libico, un ordine del giorno, votato all’unanimità dall’aula, impegnava il governo italiano ad un costante monitoraggio delle situazione dei migranti e delle violazioni dei diritti umani in Libia.
Oggi il presidente del Consiglio Fini ammette che nessuna attività di monitoraggio nei centri di detenzione libici è stata consentita dal governo di quel paese, secondo il quale in Libia “non esistono” potenziali richiedenti asilo”. Su questo Gheddafi segue le orme di Berlusconi, e di tanti come lui, che negano l’esistenza dei richiedenti asilo, mettono in dubbio che qualcuno abbia proposto una istanza di asilo o ritengono che la richiesta di asilo sia solo un “pretesto” per acquisire comunque uno status di soggiorno legale.
Dopo le denunce delle associazioni e della comunità eritrea, l’Alto Commissariato delle Nazioni  Unite per i rifugiati, ha confermato invece le gravissime violazioni dei diritti fondamentali della persona, in Libia, come in Grecia, a partire dalla continua violazione del  divieto di respingimenti collettivi, dei quali sono in parte corresponsabili, oltre alle unità che agiscono nell’ambito delle operazioni FRONTEX, anche i mezzi della marina militare italiana impegnati nel pattugliamento congiunto delle acque internazionali a sud di Lampedusa.
Il primo luglio sono stati respinti in Libia dalla Marina militare italiana, con la forza e senza le verifiche necessarie, un vero e proprio “respingimento collettivo”, 89 migranti, in maggioranza eritrei, tra cui donne e bambini, intercettati 30 miglia a sud di Lampedusa e raccolti dal pattugliatore Orione, per poi essere trasferiti sulle motovedette libiche.
Nei giorni successivi 82 di quegli immigrati, quasi tutti potenziali richiedenti asilo, rinchiusi nei centri di detenzione libici, sono stati sentiti dai funzionari dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), che da Ginevra, ne ha reso note le testimonianze, che confermano quanto denunciato negli ultimi mesi dalle organizzazioni non governative e dai giornalisti indipendenti.
Secondo l’Unhcr « non risulta che le autorità italiane a bordo della nave abbiano cercato di stabilire la nazionalità delle persone coinvolte né tanto meno le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri paesi ». Eppure si trattava di 76 eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini, che se fossero stati portati in Italia avrebbero avuto diritto all’accoglienza prevista dalla direttiva comunitaria n. 9 del 2003 e dalla successiva legge di attuazione, come avrebbero avuto diritto ad ottenere il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, come previsto dalle direttive comunitarie in materia di qualifiche e di procedure per i richiedenti asilo, direttive che l’Italia ha attuato da ultimo con il decreto legislativo 25 del 2008.
In base alle valutazioni dell’agenzia Onu sulla situazione in Eritrea e da quanto dichiarato dalle stesse persone in questione, è chiaro che un buon numero di coloro che sono stati consegnati alle autorità libiche avevano bisogno di protezione internazionale. Inoltre, i militari italiani avrebbero « usato la forza » durante il trasferimento sulle motovedette libiche, tanto che sei migranti hanno avuto bisogno di cure mediche. Un ennesima macchia sulla bandiera della marina militare italiana che lo scorso anno ha salvato migliaia di naufraghi portandoli a Lampedusa e consentendo loro l’accesso ad una procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. Una svolta sancita dalle direttive del ministero dell’interno italiano, che ha imposto anche l’avvicendamento di quei comandanti che non si volevano piegare alle pratiche disumane decise dai vertici del Viminale.

Gli arrivi di migranti irregolari in Sicilia continuano, malgrado tutto. E ancora di un respingimento collettivo, vietato dall’art. 4 del Protocollo n.4 allegato alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, si è trattato lo scorso 23 luglio a Ragusa quando nove immigrati, ivoriani e indiani, che viaggiavano nascosti a bordo del catamarano Maria Dolores proveniente da Malta, sono stati trovati e identificati dalla guardia costiera, che ha controllato l’imbarcazione al suo arrivo a Pozzallo (Ragusa). I migranti sono stati scoperti dall’equipaggio del catamarano poco prima dell’approdo a Pozzallo. Secondo la stampa “il comandante ha poi avvertito la guardia costiera”. Gli stranieri, ultimate le operazioni di identificazione, hanno fatto rientro a Malta. Non conosciamo per certo quanto si sia trattato di un “rimpatrio” volontario, ma conosciamo la situazione nella quale sono tenuti, anche per anni, i potenziali richiedenti asilo che raggiungono l’isola di Malta.

Se la Libia non aderisce alla Convenzione di Ginevra, la Grecia, paese che appartiene all’Unione Europea, non consente alcuna applicazione della stessa convenzione che pure ha sottoscritto da anni, e sta effettuando in questi giorni vere e proprie deportazioni verso la Turchia e quindi verso l’Afghanistan, malgrado il rappresentante dell UNHCR in Grecia abbia denunciato le “pratiche informali” con le quali questo paese arresta e deporta i migranti, molti dei quali minori, ai quali si nega qualsiasi accesso alla procedura di asilo e si offre come unica soluzione l’internamento e l’espulsione in Turchia e quindi in in Irak o in Afghanistan.
Si è anche appreso che l’UNHCR ha abbandonato le commissioni territoriali preposte in Grecia all’esame delle domande di asilo, dopo l’ennesimo giro di vite delle autorità greche nelle procedure di asilo, sempre più rimesse all’arbitrio delle forze di polizia al punto che appena l’uno per cento delle istanze viene accolto. La Grecia sta violando impunemente tutte le direttive comunitarie in materia di asilo e protezione internazionale, oltre la Convenzione di Ginevra del 1951, senza che la Commissione ed il Consiglio Europeo riescano a sanzionare le gravissime violazioni commesse dalle autorità di quel paese ai danni dei migranti.
Nelle scorse settimane la Grecia, in aperta violazione delle direttive comunitarie in materia di asilo ha promulgato una nuova legge che decentra il processo decisionale relativo alle domande di asilo in prima istanza presso 50 uffici di polizia in tutto il paese. Come denuncia l’Unhcr, la legge abolisce inoltre la commissione d’appello in favore di un riesame da parte del Consiglio di Stato, dove verrebbero considerati solo aspetti giuridici formali e non revisionati eventuali errori di fatto. In questo modo la Grecia non è più un “paese terzo sicuro” verso il quale sia possibile respingere migranti e si colloca al di fuori dell’Europa democratica. Attendiamo che l’Unione Europea apra al più presto una procedura di infrazione nei confronti di Atene per questa gravissima violazione del diritto comunitario.
Malgrado il reiterato richiamo della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha ingiunto alla Grecia di NON espellere verso altri paesi alcuni migranti afghani che si trovavano a Patrasso, continuano le deportazioni arbitrarie, soprattutto verso la Turchia, da parte di un paese che sarebbe tenuto a rispettare, oltre alle Convenzioni ONU (compresa quella sui diritti dei minori), le Direttive comunitarie in materia di asilo e di protezione internazionale. Un paese verso il quale l’Italia respinge sistematicamente i migranti potenziali richiedenti asilo giunti nei porti di Venezia, di Ancona, di Bari e di Brindisi.
Le tragiche morti dei tanti ragazzini che per entrare nel nostro paese si erano legati sotto un Tir o si erano rinchiusi in un container sono stati presto dimenticati. Ma gli arrivi in Italia dei migranti in fuga dalla Grecia continuano. Ancora il 23 luglio scorso, quattro immigrati di nazionalità afghana, due dei quali minorenni, sono stati trovati dai carabinieri chiusi in una sorta di ripostiglio all’interno di un tir fermato per un controllo a Vinosa, vicino Taranto. Gli afghani erano in precarie condizioni di salute. Personale del ’118’, intervenuto sul posto, ha riscontrato sindromi di astenia dovuta al viaggio in condizioni disumane a causa del caldo torrido e i quattro sono stati trasportati all’ospedale di Castellaneta per accertamenti. Gli sbarchi clandestini nei porti dell’Adriatico continuano quindi senza che i respingimenti sommari, anche ai danni di minori non accompagnati, riescano ad avere quella efficacia deterrente che vorrebbero attribuirgli i vertici del ministero dell’interno.
Il Ministero dell’interno italiano è giunto persino a negare l’evidenza, i respingimenti alle frontiere portuali in Adriatico, anche quando i suoi uffici periferici diramavano diligentemente veline nelle quali si riportava il numero delle persone respinte con le modalità dei respingimenti collettivi vietati da tutte le convenzioni internazionali.

Quanto sta avvenendo in questi giorni in Grecia ed in Libia aumenta le responsabilità già gravissime del governo italiano nelle pratiche di respingimento “informale” dai porti dell’Adriatico (Venezia, Ancona, Bari) verso Patrasso e Igoumenitsa e nelle acque internazionali, verso la Libia.

Si scopre così tutta la ipocrisia di chi afferma a parole di riconoscere i diritti dei rifugiati e poi rimane immobile ad assistere allo scempio del diritto di asilo, e dei corpi che potrebbero invocarne l’applicazione, di persone che avrebbero titolo ad ottenere protezione ma sono arrestate, respinte o espulse. Del resto, alla fine, il silenzio omertoso della stampa aiuta a cancellare la gravità dei fatti, e gli italiani continuano a farsi condizionare dal ricatto che solo queste violenze ai danni dei migranti ed i respingimenti in mare, sempre più disumani, potrebbero garantire loro in futuro una qualche “sicurezza”. Una sicurezza pagata con i corpi e con le vite spezzate dei migranti respinti, o reclusi in centri di raccolta che evocano gli orrori del nazismo,, una politica della “sicurezza” che potrebbe diventare in futuro un autentico boomerang, quando l’arbitrio di stato si rivolgerà non più contro i migranti ma contro gli stessi cittadini. E le prime avvisaglie si colgono già nell’ultimo pacchetto sicurezza, con le norme che riguardano i senza fissa dimora, quale che sia la loro nazionalità. Le responsabilità di questo imbarbarimento delle regole dei controlli di frontiera, di un vero e proprio superamento dello stato di diritto, sono molteplici e vengono da lontano, a partire dalle scelte proibizioniste dei paesi che negano ai migranti qualsiasi possibilità di accesso legale e dalla creazione nel 2004 dell’Agenzia per il controllo delle frontiere esterne europee FRONTEX.

Da ultimo dietro la riscoperta della “cooperazione pratica” delle forze di polizia per respingere i migranti, si è fatto ampio ricorso ad accordi bilaterali che hanno “forzato” quanto previsto dalle direttive comunitarie sulle procedure di asilo e sulle qualifiche di rifugiato, per riuscire ad espellere o a respingere qualche centinaio di migranti.
Si riscontra ancora una volta l’incapacità dell’Europa di darsi una politica dell’asilo, limitandosi a legittimare la cd. “cooperazione pratica” tra i vari paesi sulla base di accordi bilaterali, una cooperazione operativa che dà copertura agli abusi delle polizie di frontiera, permette intese e prassi concordate a livello di comandi militari che violano le convenzioni internazionali ed i trattati comunitari, e rende impossibile persino visitare i migranti trattenuti in stato di detenzione amministrativa e di fare valere i diritti di difesa. Per quanto risulta non sembra che dalla Libia sia stato ancora possibile presentare un solo ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
Mentre la magistratura italiana assiste inerte agli abusi che sono compiuti dalle autorità militari italiane alle frontiere portuali e nei respingimenti in acque internazionali, occorre aumentare ancora gli sforzi di denuncia alle corti internazionali delle gravissime violazioni dei diritti fondamentali delle persone, violazioni quotidiane che stanno dietro la pratica dei “respingimenti informali”. Ed è sempre più necessario creare canali di comunicazione diretta e reti di solidarietà per fornire ascolto ed assistenza, per restituire una identità ai migranti sequestrati o dispersi dalla polizia, per sostenere le famiglie delle vittime, per garantire il rispetto della dignità e dei diritti della persona, a tutti coloro che sono allontanati violentemente dalle frontiere europee o che vengono bloccati e internati nei paesi di transito.

di Fulvio Vassallo Paleologo

Speciale pacchetto sicurezza – La norma è legge

05 dimanche Juil 2009

Posted by Umoja in Diritti

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immigrati, lega, Maroni, pacchetto sicurezza, respingimenti

Passa al Senato con voto di fiducia. Da oggi siamo tutti più insicuri

Entrerà in vigore il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E’ il pacchetto sicurezza che, in questo anno di tempo che lo divide dalla sua presentazione, ha fatto tanto discutere.

Era il maggio 2008 quanto il nuovo Governo, appena insediato, presentava un pacchetto di provvedimenti, il pacchetto sicurezza appunto, composto da un decreto legge, in vigore fin da subito – contenente l’aggravante di reato se commesso da irregolari – tre decreti legislativi, rispettivamente su ricongiungimenti, asilo e cittadini comunitari, di cui il terzo ritirato dopo le pressioni europee, ed un disegno di legge, il 733, oggi votato definitivamente al Senato.

L’iter del provvedimento non è stato certo senza intoppi e battute d’arresto.
Durante la prima votazione al Senato la bocciatura di ronde e prolungamento della detenzione nei Cie fino a 18 mesi. Poi, le polemiche seguite alla previsione della cancellazione del divieto di segnalazione (art 35 TU) da parte del personale medico sanitario per i cittadini stranieri non in possesso del permesso di soggiorno, mentre a catena, emergevano via via tutte le crudeltà neppure troppo nascoste tra le pieghe del testo in discussione.
Su tutte, il vero volano del provvedimento, l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare.
La sanzione prevista rimane pecuniaria e va da 5.000 a 10.000 euro, ma ciò che è più grave è proprio l’essenza stessa del punto in questione. Entrare irregolarmente in uno stato è espressione di una condizione individuale, soggettiva, quella di essere migranti e non rappresenta un atto lesivo di beni meritevoli di tutela penale, come sottolineato in un appello sottoscritto da moltissimi giuristi. Inoltre, l’introduzione del reato, combinata ad altre norme, rivela quanto sia spietato nel complesso il pacchetto sicurezza proprio imponendo in moltissimi casi la segnalazione, la denuncia della presenza irregolare nel territorio. Delazione diffusa e governo attraverso la minaccia.
E’ così per esempio per l’istruzione scolastica che, nonostante vi sia una deroga alla richiesta del permesso di soggiorno per iscrivere i figli a scuola, potrebbe comportare l’impossibilità, per uno studente divenuto maggiorenne, di portare a termine gli studi sostenendo gli esami finali e contemporaneamente obbligare il preside a denunciare lo studente privo di permesso.
Inoltre, la modifica all’articolo 6 del TU sull’immigrazione, che introduce la richiesta del permesso di soggiorno per ogni atto di stato civile, rende generalizzata la possibilità di denuncia oltre ad inibire alcuni tra gli atti che hanno più strettamente a che vedere con i diritti della persona e dei minori, come la registrazione delle nascite (per chi è privo di passaporto) o la registrazione dei decessi, ma anche l’emersione dal lavoro nero, proprio in quei settori in cui poggia per la quasi totalità sullo sfruttamento di manodopera « irregolare », sottoponendo al rischio di denuncia i testimoni se privi di permesso di soggiorno.

Se fino ad oggi le pratiche di pensiero più avanzate ed attente al teme delle migrazioni ci hanno aiutato a leggere il presente attraverso il paradigma dell’utilità del lavoro migrante, in termini di sfruttamento e subordinazione, oggi, dento la crisi globale, la nuova cifra della nostra epoca, il pacchetto sicurezza sembra consegnarci una angolo di visuale notevolmente più complesso. E’ il governo dell’esubero, fino in fondo il governo della vita, del lavoro e del non lavoro il nuovo baricentro della normativa sull’immigrazione.

Il passaggio alla Camera, anticipato da una nuova bocciature delle ronde e del prolungamento, questa volta fino a sei mesi, dei tempi di detenzione, che il Ministro Maroni aveva inserito in un decreto legge (quello denominato anti-stupri), è stato poi un terreno di misurazione dei rapporti di forza tutto interno alla maggiornaza. Allora, via la norma sui medici-spia, grazie alle pressioni del presidente della Camera Fini e di una lettera sottoscritta da oltre 100 parlamentari del Pdl, in cambio della reintroduzione ancora delle ronde e del prolungamento dei tempi di detenzione, poi, in cambio del voto di fiducia, la deroga prevista per l’iscrizione scolastica. Oggi ci troviamo davanti all’approvazione finale, in ogni caso, di un provvediemnto che ci riporta ad un medioevo dei diritti, una soluzione normativa che non solo attacca i diritti dei migranti, con uno stigma ufficiale impresso sui loro corpi, ma rende meno sicuri noi tutti.

La lotta alla « clandestinità » è il leito motiv dominante, retorica utile a legittimare tanta crudeltà. Ma la realtà è ben diversa. Non solo agli irregolari vengono inibiti una complessità di diritti che nulla hanno a che vedere con la sicurezza, ma la tassa di 200 euro per i rilasci ed i rinnovi dei permessi di soggiorno, le nuove difficoltà previste per ottenere la cittadinanza, le ulteriori restrizioni ai ricongiungimenti, l’introduzione di norme che se applicate provocherebbero una insostenibile emergenza sociale per quanto riguarda il tema della casa e dell’iscrizione anagrafica, con conseguenze drammatiche a catena su una serie infinita di diritti, insieme alla previsione di un test di lingua a cui è subordinato l’ottenimento del permesso di lungo periodo e all’introduzione del permesso di soggiorno a punti, testimoniano come siano anche e soprattutto i cittadini stranieri regolari ad essere colpiti dal pacchetto sicurezza. Per loro, oltre ad una preoccupante stretta sui diritti, anche la minaccia della crisi e della perdita del permesso di soggiorno. Un vortice assolutamente pericoloso. Per migranti e non.

Uno scenario, quello che si prefigura, che si inserisce in un quadro già pesantemente restrittivo e complesso. La legge sull’immigrazione già attualmente in vigore è in primo luogo spettacolo, produzione di immaginario, costruzione di senso, non per questo meno violenta di altre. Ma è anche e soprattutto un terreno di negoziazione, dove ciò che la legge dovrebbe garantire è sottoposto ad una continua contesa e deve essere permanentemente conquistato nel rapporto con l’amministrazione, con i vari servizi coinvolti, fa i conti con prassi disomogenne e restrittive che ogni giorno ricordano ai migranti la loro posizione subordibnata nella scala graduale della cittadinanza.

Allora forse, davanti a tanta barbarie, si è concluso il tempo di chi « accetta » l’immigrazione perchè utile al mercato del lavoro, è finito il terreno di discussione sulla ricchezza della società multietnica, si eclissa la possibilità di opporsi a questi dispositivi deliranti con approci solidaristici o attraverso le lenti dell’anti-razzismo così come fino ad oggi è stato inteso.
Oggi scopriamo che dietro a tanti lavoratori ci sono sogni, desideri e progetti di vita che, né la crisi, né il pacchetto sicurezza, sono in grado pienamente di piegare, scopriamo che la società multietnica è fino in fondo scontro, terreno di contesa, scenario in cui si esercitano, in maniera irruenta, rapporti di forza che coinvolgono noi tutti. E scopriremo, forse, insieme, migranti e non, che è ora di prender parte, di assumere l’attualità dello scontro in atto per dare corpo ad un nuovo modo di schierarsi in questo scenario di violenza che ci viene imposto.
Se sarà il medioevo dei diritti e della dignità, oppure una società diversa il nostro futuro, dipende solo ed esclusivamente da noi.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Ecco alcune tra le disposizioni introdotte

ITALIA, Paese della disinformazione e della contradizione !

14 mercredi Jan 2009

Posted by Umoja in Diritti, Immigrazione

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Immigrazione, Maroni, permesso di soggiorno, tassa

A quanto sembra I politici hanno fatto credere nella loro disinformazione che in Italia fino ad ora gli immigrati non pagano le tasse per rinnovare il permesso di soggiorno!! Ma pensate che siano cosi stupidi a non averci pensato prima ? siete ingenui! Ve lo dico io quanto pago ogni anno: Euro 14.5 di marca da bollo + Euro 29 che vanno al ministero dell’interno + 30 per la raccomandata via Poste Italiane, compagnia statale tra l’altro (a proposito non vi sembrano tanti 30 euro per mandare una busta a Roma ? ), COSTO TOTALE = circa 73 Euro !!!! E per finire vi dico che ho fatto la domanda tramite le poste il 15 maggio 2008 e mi hanno dato appuntamento il 26 gennaio 2009 per il fotosegnalamento, e dopo ciò dovrò aspettare altri tre mesi per avere il mio permesso quindi ad aprile -> Attesa: Dai 9 a 12 MESI !!! nel frattempo non posso viaggiare, non posso andare a trovare i famigliari, ma sopratutto tanti datori di lavoro non ti guardano neanche quando ti presenti con una ricevuta postale nonostante la legge stipula che si può assumere un extracomunitario anche con questa ricevuta. Io potrei anche accettare di pagare quei 50 Euro in più ma almeno di avere il permesso in tempi ragionevoli, però questo non è un vestito che vado a comprare in un negozio ma è semplicemente UN MIO DIRITTO ! il livello di inganno nel riportare la realtà delle cose è veramente altissimo, ed è cosi che questi politici(sopratutto La Lega) continuano ad alimentare un odio verso gli immigrati; Bisogna far credere che le risorse non ci sono più perchè tutto viene regalato agli immigrati!! Che generosità !

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